Zap una band italiana, o meglio il progetto
musicale di una sola mente, un'opera d'arte scevra da qualsiasi etichetta,
indefinibile per quanto riguarda lo stile, un piccolo capolavoro che
con estrema naturalezza pesca a piene mani dal Glam anni '70 di Bowie
e The Sweet, dall'hard rock di Kiss e Queen, dal triabalismo occulto
e cibernetico degli ultimi Death SS, dalle fredde regole della tecnologia
filtrandole con il sudore del rock ( così come avevano fatto
in un certo senso gli W.A.S.P. di "Kill, Fuck, Die"), mescolando
il tutto con grande personalità e una buona dose di auto ironia.
Gli arrangiamenti sono il vero punto di forza di questo disco, la
cui estrema complessità non appesantisce per nulla l'ascoltatore,
ma anzi contribuiscono a rendere i brani più vivi; in tanti
anni che ascolto musica non avevo mai ascoltato una band che riuscisse
a trovare il giusto equilibrio tra la propria voglia di sperimentazione
e la necessità di dare un'anima propria ai brani, beh gli Zap
ci riescono benissimo.
Veniamo dunque a questa opera omnia della musica. Un intro sinistro,
apocalittico, malvagiamente futurista da il via all'armageddon proposto
da questa band, intro che lascia il posto a "Escape 2003",
che a mio parere può essere una sintesi, anche se in un disco
del genere parlare di sintesi quasi non ha senso, di quello che viene
proposto nell'intero lavoro: imponenti chitarre iper compresse si
stagliano su un tappeto di synth schizofrenici, le voci filtrate si
perdono in un incubo fatto di campionamenti e beats avanguardistici,
un brano che, nonostante le molteplici sfaccettature, denota un gran
gusto per la melodia, semplice sì, ma asservita al caos!!!
"Empty V" è un brano molto più estremo del
precedente, circondato da un'aurea di estrema malvagità, figlio
di un rapporto carnale tra sacro e profano, una catastrofica eruzione
di suoni, una colata lavica di voci gracchianti e meccaniche stridenti.
Nominare Bowie ad inizio recensione non è stato un caso, tutto
torna ed ecco che la band ci offre un'ottima versione di "The
Man Who Sold The World", dove la malinconia del brano originale,
viene stuprata dal genio di questo artista, senza comunque scalfire
l'emotività che questo brano evoca: questo significa fare una
cover, dare una veste nuova e personale, senza intaccare il fascino
e la bellezza del brano originale!!! "Tech-No-Logic" è
una denuncia contro i rozzi signori della guerra, padroni assenteisti
che infilano il loro dito nel culo di questo mondo e poi se lo leccano,
tornando tranquillamente a digitare sulle loro immacolate tastiere
sperando nella salvezza eterna, "Tech-No-Logic" trasuda
odio iconoclasta contro chi affermando di fare i nostri interessi,
ci spinge, invece, nell'abisso!!! "Corona Virus" è
un brano marziale, geneticamente modificato, un sabba futurista, dove
circuiti, fumi tossici e virus sconosciuti danzano all'ombra del ventiduesimo
secolo. "Erika " (the fake ballad) è un falso d'autore,
come lo stesso titolo suggerisce, ma questo non ne intacca la bellezza,
una splendida power ballad di cenere, che si arricchisce di influenze
new wave
sicuramente il brano più semplice del disco,
ma che è comunque al di sopra di tante cose molto più
blasonate.
Se continuo rischio di diventare eccessivamente prolisso, ma state
pur certi che le altre otto tracce di questa demo sono tutte di elevata
qualità, anzi elevatissima, tra le quali si erge "White
Night Song", che mi ha ricordato moltissimo il Marilyn Manson
di "Mechanical Animal". Un'ultima nota meritano la splendida
cover di "Tie Your Mother Down" dei grandissimi Queen e
la cover di "Scarlet Woman" dei Death SS. Io credo di aver
finito le parole, ma una cosa ve la voglio dire, questo demo è
una delle cose più belle e interessanti che io abbia mai ascoltato
negli ultimi anni e non sfigura per nulla di fronte ai dischi di mostri
sacri quali Manson, Trent Reznor, Alec Empire e Tim Skold, rispetto
ai quali il nostro è ancora più eclettico.
Le mie orecchie hanno udito cose, che voi umani non potete nemmeno
immaginare
Where none went, i'm already